Nell’ambito della fisioterapia mi occupo principalmente di prevenzione, cura e trattamento delle patologie a carico del sistema osteo-muscolo-articolare.
Nello svolgimento della mia attività in studio privato capita spesso di leggere richieste per cicli di fisioterapia su pazienti con patologie sub acute o croniche da parte di medici con cui collaboro che recitano cosi:
Beh… volendo tradurre in parole semplici il punto 3) potremmo dire: “Ashtanga Yoga”. Ma perché?
Permettetemi di arrivarci per gradi.
Da circa 6 anni pratico questo metodo di Yoga che prevede l’esecuzione di una sequenza di posture da rispettare secondo un ordine ben preciso in cui ogni movimento è associato a un atto inspiratorio o espiratorio… una vera e propria sinergia tra azione motoria e respiro.
Se vuoi saperne di più sull’Ashtanga Yoga, puoi leggere l’articolo “Ashtanga Yoga: la pratica delle serie“.
Da alcuni anni ho iniziato a fare apprendere a un discreto numero di pazienti certe posture/asana della prima serie dell’Ashtanga Yoga proprio per i benefici che ne derivano a livello muscolo-articolare, respiratorio, energetico, e viscerale.
L’unica categoria di persone che potrebbe sentirsi privata di tali benefici è la categoria dei pigri perché chiunque e ribadisco, CHIUNQUE, può fare Ashtanga Yoga dal momento che tutti possono respirare e soprattutto che le varie posizioni della pratica possono essere adattate alle eventuali limitazioni fisiche (rigidità, età…) della persona.
In questi anni ho visto praticare persone con protesi alle ginocchia o alle anche, persone amputate di un arto, persone con ernie discali e persone affette da sclerosi multipla quindi… non troviamo scuse!!!!
Per quello che riguarda la richiesta da parte di alcuni medici nel far apprendere determinati esercizi ai pazienti che mi arrivano in studio, nella maggior parte dei casi si tratta di persone affette da rigidità e tensione muscolare a livello cervicale e scapolo-toracico a causa delle posture sul lavoro, a cui si aggiunge una quota importante di stress e “cattiva respirazione”.
Per farla breve, con l’aumentare del livello di stress diminuisce l’utilizzo della respirazione diaframmatica a scapito di quella più superficiale.
Risulta quindi facilmente comprensibile come la “scienza medica” e discipline come l’Ashtanga Yoga possono diventare le due facce della stessa medaglia del benessere e della salute.
Se i trattamenti manuali del terapista indubbiamente possono aiutare a migliorare e risolvere certe problemi nelle fasi iniziali di un percorso riabilitativo, il mantenimento del benessere potrà essere garantito solo con l’impegno e la continuità nello svolgimento degli esercizi/asana da parte della persona.